14/11/2025 Non importa, te lo spieghiamo Noi di Studio Coggiola Commercialista.
Innanzi tutto non esiste una percentuale di crescita “giusta” uguale per tutti gli imprenditori. La crescita sostenibile varia da impresa a impresa e le oscillazioni dipendono da tre fattori fondamentali: la redditività, la struttura finanziaria e il mercato di riferimento.
Vediamoli insieme con esempi concreti:
Il primo parametro su cui ragionare è il ROE (che è l’acronimo di Return on Equity) che indica quanto rende il capitale investito nella tua azienda.
Se la tua azienda ha un ROE pari al 15% e reinveste l’80% degli utili realizzati, il suo tasso massimo di crescita sostenibile è circa 12% (15 × 0,8).
Crescere oltre questo valore significa indebitarsi.
Esempio: supponiamo che tu sia il titolare di un laboratorio artigiano che produce accessori in pelle e poniamo che il ROE medio sia pari al 10%. Sulla base di questi dati puoi puntare a crescere del 7–8% l’anno reinvestendo tutto l’utile prodotto. Se invece il tuo obiettivo è fare +15%, dovrai finanziare la crescita con altro capitale (ad esempio con un prestito bancario oppure mettendo del denaro fresco in azienda).
Crescere vuol dire anche bruciare cassa. Se il fatturato sale del 10%, ma i tempi d’incasso delle fatture di vendita sono lunghi, il rischio è quello di restare senza liquidità per pagare i fornitori, per pagare i dipendenti ma anche per pagare le imposte (ivi compresi INPS e INAIL).
Un’azienda in salute dovrebbe essere in grado di crescere finanziando l’espansione con i propri utili, senza intaccare la solidità.
Esempio: un’impresa di servizi che fattura 1 milione con utile netto di 100.000 euro può crescere del 10% solo se ha almeno 100.000 euro di autofinanziamento o linee di credito pronte.
Se il settore in cui opera la tua azienda cresce poco (facciamo l’esempio del 2% l’anno) tu, per portarla a crescere del 10%, devi guadagnare nuova clientela "sottraendola" alla concorrenza o oppure devi alzare i prezzi medi del prodotto/servizio che vendi.
Al contrario, se il tuo settore di riferimento è costituito da un mercato in espansione, ti sarà sufficiente mantenere la quota di vendite per crescere in modo naturale e stabile.
Esempio: un centro estetico in una zona dove aprono nuovi saloni ogni anno può realisticamente puntare a non più del 5% annuo. Ma un’azienda di software gestionale in forte sviluppo con un prodotto innovativo potrà ambire a +20%.
Una crescita sana è quella che copre almeno l’inflazione e il costo del capitale (oggi circa 6–7% medio annuo), non riduce la redditività né la liquidità ed è coerente con la capacità reale del mercato in cui opera.
Per la maggior parte delle piccole imprese italiane, il corretto rating di crescita si attesta tra +5% e +10% annuo (se sostenuta da utili reinvestiti e da margini stabili).
La tua azienda sta nei parametri che ti ho appena descritto?
Se non lo sai puoi chiedere ai professionisti di Studio Coggiola Commercialista che hanno le competenze per dare valore per la tua impresa.

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