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PAESI BLACK LIST

La data:19/03/2019

Introduzione 

L’Unione Europea ha aggiornato la black list dei paradisi fiscali, cioè quegli Stati Esteri che a giudizio di Bruxelles sono ufficialmente definiti “non cooperativi”. Su tratta di Stati che hanno adottato una legislazione particolarmente favorevole alla movimentazione dei capitali grazie alla quale i privati e le società possono nascondere i loro guadagni e sottrarli alla tassazione nei Paesi Europei di provenienza.

La prima black list - anno 2017

La prima black list era stata compilata nel 2017 e di essa ne facevano parte 17 Paesi. Insieme alla black list era stata pubblicata anche una grey list  comprensiva di 47 Paesi Esteri tenuti sotto osservazione. Successivamente alcuni Stati “black list” erano stati spostati nella “lista grigia” perché avevano assunti degli impegni formali con l’Unione Europea per modificare il proprio regime fiscale.

La black list attuale - anno 2019

Attualmente la lista include 15 Paesi, 5 dei quali ne facevano già parte fin dal 2017. L’elenco black list è stato aggiornato martedì 12 Marzo scorso dai Ministri delle Finanze degli Stati Membri che erano a Bruxelles per l' Ecofin. Samoa americane, Guam, Samoa, Trinidad e Tobago e Isole Vergini degli Stati Uniti sono i 5 stati che facevano parte della lista già nel 2017 e che in questi anni non hanno assunto alcun impegno per riformare i loro regimi fiscali. Altri tre Paesi che figuravano nell’elenco del 2017 erano stati spostati nella lista grigia in seguito agli impegni assunti, ma sono stati nuovamente inseriti nella lista nera per non aver dato seguito agli impegni annunciati: Barbados, Emirati Arabi Uniti e Isole Marshall. Altri 7 Paesi, invece, sono stati spostati oggi dalla lista grigia alla lista nera per lo stesso motivo: Aruba, Belize, Bermuda, Figi, Oman, Vanuatu e Dominica. Altri 34 paesi continueranno a essere monitorati nel corso del 2019, mentre 25 Paesi del censimento iniziale sono stati rimossi.

«L’elenco UE dei paradisi fiscali è un vero successo europeo. Ha contribuito in maniera determinante alla trasparenza e all’equità fiscale su scala mondiale», ha dichiarato Pierre Moscovici, Commissario responsabile per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e le dogane. Grazie a questo censimento, secondo Moscovici, «decine di paesi hanno abolito regimi fiscali dannosi e si sono conformati alle norme internazionali in materia di trasparenza ed equità fiscale».

La vicenda degli Emirati Arabi

Stando a quanto aveva scritto Reuters, l’Italia e l’Estonia si erano opposte senza successo al reinserimento degli Emirati Arabi Uniti nella black list (facevano parte di quella del 2017, ma erano stati spostati in quella grigia per aver promesso riforme fiscali che non sono ancora state attuate). Secondo l’Italia bisognava aspettare almeno la fine dell’anno per decidere se reinserire o meno gli Emirati Arabi Uniti nella lista, perché il governo di Dubai aveva avuto poco tempo per adeguarsi agli standard europei in maniera fiscale. Tutti gli stati monitorati dalla Commissione avevano avuto un anno di tempo per adeguarsi agli standard europei prima di essere reinseriti nella “black list”. Da un punto di vista pratico la black list non ha nessun valore coercitivo: semplicemente ora i 15 Paesi ivi inscritti non potranno ricevere aiuti dall’Unione Europea, a meno che non si tratti di aiuti allo sviluppo. Per il resto imprese e privati potranno continuare ad intrattenere rapporti commerciali senza rischiare nessuna sanzione a livello europeo.

LO STUDIO COGGIOLA

L’aggiornamento specialistico - curato e periodico - dei professionisti e degli impiegati amministrativi che lavorano presso lo Studio Coggiola di Valenza, si traduce oltre che in un elevato standard qualitativo nell’esecuzione delle attività proprie dello Studio, anche in un servizio di informazione capillare e tempestivo su tutte le notizie di interesse per gli imprenditori e le partite IVA.